Di Rodman Ramezanian - Consulente per la sicurezza del cloud aziendale
24 febbraio 2025 2 Minuto letto
I chatbot alimentati dall'AI sono diventati essenziali nella vita quotidiana, gestendo tutto, dal servizio clienti ai compiti personali. La loro comodità porta molti a condividere dati sensibili senza esitazione. Ma la recente violazione dei dati di OmniGPT ci ricorda i rischi che comporta.
Secondo quanto riferito, un hacker ha esposto i dati personali di 30.000 utenti, tra cui e-mail, numeri di telefono e 34 milioni di registri di conversazione, alcuni dei quali contenenti credenziali, dettagli di fatturazione e chiavi API. Non si tratta solo di una falla nella sicurezza, ma di un colpo diretto alla fiducia degli utenti.
Mentre i chatbot AI continuano a plasmare il nostro mondo digitale, la loro sicurezza deve tenere il passo. La vera domanda non è quanto siano utili, ma se siano davvero in grado di proteggere i dati che affidiamo loro.
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Sull'autore
Rodman Ramezanian
Consulente per la sicurezza del cloud aziendale
Con oltre 11 anni di vasta esperienza nel settore della cybersecurity, Rodman Ramezanian è un Enterprise Cloud Security Advisor, responsabile della consulenza tecnica, dell'abilitazione, della progettazione di soluzioni e dell'architettura presso Skyhigh Security. In questo ruolo, Rodman si concentra principalmente sulle organizzazioni del Governo Federale Australiano, della Difesa e delle imprese.
Rodman è specializzato nelle aree di Adversarial Threat Intelligence, Cyber Crime, Data Protection e Cloud Security. È un Valutatore IRAP approvato dall'Australian Signals Directorate (ASD) - attualmente in possesso delle certificazioni CISSP, CCSP, CISA, CDPSE, Microsoft Azure e MITRE ATT&CK CTI.
In tutta franchezza, Rodman ha una forte passione nell'articolare questioni complesse in termini semplici, aiutando la persona media e i nuovi professionisti della sicurezza a capire il cosa, il perché e il come della cybersecurity.
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